Nelle mie peregrinazioni giornalistiche ho incontrato un altro personaggio eccezionale, il professor Stefano Pizzi; parlare con lui è un piacere, seduti al tavolo del mitico Jamaica, insieme alla pittrice Roberta Moscheo. Il Prof è Titolare di Cattedra di Pittura dell’accademia di Belle Arti di Brera, responsabile delle Relazioni Esterne e ha anche ricoperto la carica di Vicedirettore e Responsabile delle Relazioni Internazionali.
Nelle mie peregrinazioni giornalistiche ho incontrato un altro personaggio eccezionale, il professor Stefano Pizzi; parlare con lui è un piacere, seduti al tavolo del mitico Jamaica, insieme alla pittrice Roberta Moscheo. Il Prof è Titolare di Cattedra di Pittura dell’accademia di Belle Arti di Brera, responsabile delle Relazioni Esterne e ha anche ricoperto la carica di Vicedirettore e Responsabile delle Relazioni Internazionali. Nel corso degli anni ’70 ha partecipato attivamente alle iniziative del Movimento Studentesco ed al dibattito interno ai fenomeni della Nuova Sinistra. Animatore di istanze culturali, dalla fine di quel decennio a tutt’oggi conduce una costante attività espositiva attraverso mostre personali e rassegne nazionali ed internazionali alle quali è di volta in volta invitato. L’itinerario della sua ricerca ha sempre teso a sviluppare un confronto tra la pittura e il suo supporto che tecnicamente si esplica nel dialogo tra l’iconografia dipinta e quella dei materiali sui quali opera. Questa dialettica tra soggetto e contesto, significato e significante, lo ha contraddistinto all’interno del sistema dell’arte verso il quale ha sempre assunto una posizione critica se non antagonista. La precoce scelta della docenza accademica si è rivelata uno stimolo ulteriore alla partecipazione al dibattito artistico contemporaneo con la costante presenza a convegni,seminari,work-shop–www.stefanopizzi.com Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private; vincitore del premio Barbaroux a Milano, ha vinto nell’81 il Premio Città di Milano nella sezione Disegno e nell’ambito del Premio Santhià è risultato vincitore del Premio Costantino Spada.
Segnalato da Flavio Caroli sul Catalogo della Pittura Italiana Mondatori, ha realizzato per il Coordinamento Donne CGIL CISL UIL un manifesto e una cartolina a favore del testo integrale della legge sulla violenza alle donne. La sua presenza e quella delle sue opere e del suo impegno nei vari settori è a carattere nazionale e internazionale; il Prof è un evergreen, la sua testa e il suo cuore sono caratterizzati da un dinamismo e da una curiosità che non hanno età, né confini, né finiscono di stupire.
Elegantissimo con un tocco di eclettismo, il Prof ama i gatti, la loro vita e il loro comportamento e quello che trasmettono ma con lui vogliamo scoprire l’Accademia di Belle Arti di Brera e il suo percorso nel difficile mondo dell’arte.
“E’ cambiato il mondo, prima c’era un’atmosfera diversa”-dice il professor Pizzi-“il problema degli artisti era la sopravvivenza e al Jamaica si scambiavano quadri in cambio della cena, si faceva la spesa con il baratto, i collezionisti arrivavano all’Accademia, dove incontravano i giovani artisti, guidati dai professori intelligenti. Fino al 1976 Brera era così, c’erano due Premi importanti, il Lubian e il Durini, oggi ce ne sono tantissimi, con maggiori budget, prima il collezionista era un uomo colto, oggi, invece, è più speculativo, come il mecenatismo di oggi. Il movimento studentesco è scomparso, negli anni 70 era molto sentito, come i conflitti sociali, difficile che un periodo simile si ripeta in Italia. Il 68 è stato un momento speciale per l’Italia, è durato ben10 anni e poi è stato divulgato con alcuni estremismi. Nell’84 i programmi politici erano tantissimi”.
Come è il suo approccio con gli studenti oggi, nell’epoca dei nativi digitali?
“Come accademico sono sempre stato coerente, ho iniziato facendo l’assistente e poi ho continuato comportandomi sempre allo stesso modo, coinvolgendo gli studenti, nell’era social, però, la comunicazione è cambiata, ma non per noi. Certo abbiamo una pagina facebook dell’Accademia, una per l’Erasmus, una o due degli studenti, ma non siamo social addicted, io seguo un metodo più classico, contatto i ragazzi via mail, quelli più interessati mi rispondono subito, con gli altri mi arrabbio un po’ se non si dimostrano appassionati”.
L’Accademia e Milano; quali sono le iniziative?
“Gli eventi sono sia a carattere istituzionale, come quelle del 9 e 10 luglio con le giornate dedicate alle aziende e ai millenials, con il contributo dell’AVIS, voluta dalla Presidente Livia Pomodoro, o l’11 luglio con Accademia aperta e la mostra dei migliori allievi, in collaborazione con Banca Equita, un modo utile per gli allievi per mettere alla prova la loro arte e vendere le loro opere. Il 29 ottobre nell’Aula Napoleonica ci sarà una mostra, giunta alla quinta edizione, Luce, occhio, visione e abbiamo una collaborazione con Cascina del Guado, dove sono passati anche tanti grandi artisti”.
Quali sono i suoi artisti preferiti?
“Mi piacciono i grandi maestri del 300, quelli definiti perdenti, coloro che non erano nel sistema, ogni periodo storico ha avuto i suoi, anche nell’800 e 900, perché insegnano a pensare. Non mi piace uniformarmi, mi è sempre piaciuto riflettere e farmi una mia opinione ed è questo che insegno ai ragazzi, ad usare la propria testa, a superare gli schemi e le ghettizzazioni”.
Come è il panorama studentesco oggi?
“L’Accademia ha sempre avuto una maggioranza femminile, il numero di allievi è passato da meno di 600 nei primi anni 70 a 800 nel 78, dopo gli anni 80 è iniziata l’impennata delle iscrizioni. L’informatizzazione è avvenuta dopo il 2003 e oggi arriviamo a più di 5000 allievi, ma non può essere la scuola di chi non sa bene cosa fare nella vita. Dall’Accademia sono usciti tanti grandi artisti, oltre ai professori che ancora qui insegnano.
Gli studenti cinesi hanno iniziato a frequentare dopo il 2000, restiamo un brand di successo, anche se manca un’effettiva autonomia e il distacco dal sistema, essendo una Scuola Napoleonica che ha bisogno di uno statuto speciale”.
E il mercato dell’arte oggi?
“La fauna è variegata, c’è un po’ di tutto, collezionisti di tutto rispetto e un sottobosco di mercanti, il panorama internazionale è governato da un sistema simile a quello della finanza, quello medio è fermo in questo momento”.
Durante il Salone del Mobile Brera è colma di eventi; tutto cio’ giova all’arte e all’Accademia?
“La Design Week ha superato la Moda; se non si vuole che diventi solo una vetrina o un momento di aperitivo bisogna fare un ragionamento sulla produzione; se tutti gli apparati del Fuori Salone fossero prodotti realizzati per questa occasione e in comunanza di intenti, si metterebbe in moto una vera economia”.
Progetti futuri? “Il progetto di autonomia dell’Accademia è la cosa più importante, per quanto riguarda la mia vita personale, invece, vorrei trovare fuori città un grande studio per mettere tutte le opere che devono trovare una collocazione e una dimora adeguata per brillare della luce che meritano”.
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